Solidarietà a Mimmo Lucano

Siamo attoniti, sconcertati, sbigottiti. A tre giorni dalle elezioni regionali in Calabria, in cui è candidato capolista, l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, è stato condannato a 13 anni e due mesi, quasi il doppio della richiesta già abnorme della Procura: un divario impressionante, che fa di questa sentenza un caso più unico che raro. Mimmo Lucano non ha preso un soldo, è stato prosciolto dal reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non ha corrotto né si è fatto corrompere. È stato condannato a 13 anni e due mesi per irregolarità di rendicontazione. Un’enormità, un’assurdità, un accanimento impressionante: più di un omicidio, più di uno stupro, più di tanti gravi delitti mafiosi, più del neonazista Traini, di Marcello Dell’Utri, dei bancarottieri e dei grandi corrotti. Una conclusione in stridente contrasto con i ripetuti pronunciamenti giudiziari, tutti favorevoli a Mimmo Lucano, che ci sono stati da parte del gip di Locri, della Corte di Cassazione, dei giudici del Riesame di Reggio Calabria, del Tar della Calabria e del Consiglio di Stato. E potrebbe essere lì la ragione di questa sentenza “suicida”, come l’ha definita Adriano Sofri, cioè “una sentenza deliberatamente assurda e assurdamente motivata”: una vendetta nei confronti dei giudici che avevano demolito l’impianto accusatorio contro l’ex sindaco di Riace. Mimmo Lucano ha affrontato il processo a testa alta, rinunciando a candidature sicure che gli avrebbero garantito l’immunità parlamentare. Gli esprimiamo tutta la nostra solidarietà, convinti che la sua innocenza emergerà con chiarezza nei prossimi gradi di giudizio. Ci auguriamo che nel momento in cui verrà stabilito che non è reato praticare l’accoglienza rispettando la dignità di coloro che vengono accolti e Mimmo Lucano verrà assolto, i media ne diano il dovuto risalto.

Seguono i firmatariPubblicato l’11 ottobre 2021
sulla Gazzetta di Mantova

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Via il memorandum firmato con la Libia

Appello a Draghi – Fermare le stragi nel Mediterraneo

Mantova per la Pace aderisce all’appello che 29 organizzazioni laiche e religiose hanno inviato alcuni giorni fa al presidente Draghi, per cancellare il Memorandum con la Libia e fermare le stragi che continuano a consumarsi sotto i nostri occhi nel Mediterraneo, sulle coste italiane e su quelle libiche. Dal 2017, anno della firma da parte del nostro Governo del Memorandum con la Libia, oltre ai morti innocenti in mare, assistiamo all’intervento della cosiddetta Guardia costiera libica, finanziata con risorse italiane e della UE, che ha ricondotto più di 60mila persone nei centri di detenzione governativi e soprattutto, fatto ancor più grave, in quelli gestiti dalle milizie paramilitari.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite Filippo Grandi è intervenuto più volte, anche di recente durante la visita nel nostro Paese, per sottolineare la necessità di interrompere queste operazioni perché la Libia non può essere annoverata tra i “Paesi sicuri”, mancando le condizioni per il rispetto dei diritti umani e del diritto d’asilo. Non è accettabile che si parli di “salvataggi dei naufraghi”, quando nelle sedi istituzionali europee e nazionali è ben noto che essere riportati in Libia significa essere condannati a violenze, torture e abusi di ogni tipo, a rischio della vita.

In questi giorni il Governo ha inviato al Parlamento la delibera che rinnova le missioni militari, e tra queste anche quella che riguarda la Libia. Se si vuole realmente promuovere il processo di pace in quel Paese e sottrarre la principale arma di ricatto alle milizie e alle bande che continuano a controllare il territorio libico e le sue coste, è necessario metter fine a ogni sostegno alla cosiddetta Guardia costiera libica ed evacuare immediatamente le persone rinchiuse nei centri di detenzione ufficiali e non ufficiali. Non è più possibile continuare a sostenere con risorse pubbliche gli aguzzini dei lager libici. Bisogna porre fine a questo orrore e invertire la rotta, dando vita a una nuova stagione dei diritti.

Riteniamo inoltre urgente che l’Italia torni a coordinare le attività di Sar nel Mediterraneo e supporti attivamente il lavoro di soccorso svolto dalle Ong. Oggi il Mediterraneo è un deserto che ogni giorno seppellisce, sotto le sue acque, vite umane della cui sorte i Governi sono responsabili. Sono più di 7mila i morti accertati dal 2017 ai nostri giorni.

Chiediamo, infine, una riforma delle politiche europee d’asilo che vada nella direzione di una ripartizione equa dei richiedenti asilo tra gli Stati, salvaguardando la dignità delle persone che arrivano alle frontiere, nel rispetto dei princìpi della nostra Costituzione e della legislazione europea e internazionale.

Da Mantova per la PacePubblicato il 11 luglio 2021
sulla Gazzetta di Mantova