Inchino alla NATO

Svezia, inchino alla Nato:

consegna alla Turchia il primo attivista curdo

Ricatto – Per entrare nell’alleanza Helsinki e Stoccolma devono estradare militanti perseguitati.

L’alibi del governo scandinavo: “Non rischia la tortura”

L’attivista curdo Zinar Bozkurt è stato arrestato ieri in Svezia. Verrà estradato in Turchia, è accusato di terrorismo come membro del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Pkk. Il giovane, 26 anni, è arrivato a Stoccolma otto anni fa. Nel 2016 ha fatto richiesta di asilo, ma lo scorso marzo i servizi segreti svedesi, con il benestare dell’Ufficio Migrazione svedese, gli hanno notificato un avviso di estradizione. Da allora il giovane ha catturato l’attenzione mediatica. La combinazione di essere un attivista, curdo e omosessuale lo ha reso un bersaglio perfetto della propaganda turca.

Nei mesi scorsi Bozkurt ha rilasciato diverse interviste in cui ha spiegato che alla base delle accuse di terrorismo – il Pkk è considerato un gruppo sovversivo da Turchia, Usa e Ue – ci sono alcune sue foto in manifestazioni dove sventolano bandiere del Pkk. L’attivista ha più volte ripetuto di essere vicino al partito di opposizione Hdp, con posizioni di sinistra e filo curde. Secondo lui una volta estradato in Turchia verrebbe incarcerato e torturato senza nessuna prova, come già avvenuto a molti militanti del Hdp. Quando diciottenne fuggì in Svezia, la polizia di Ankara perquisì casa sua. Subito dopo venne arrestato e condannato a sette anni di carcere un suo amico: con Bozkurt aveva partecipato a diverse manifestazioni. Anche secondo le autorità svedesi la storia raccontata dall’uomo è reale, ma non ritengono che una volta estradato in Turchia ci sia il rischi che venga torturato. Dalla scorsa primavera, dopo aver ricevuto la lettera dei servizi segreti, Bozkurt ha deciso di vivere in clandestinità. Cambiava casa con frequenza “una volta ogni due giorni”, ma senza mai smettere di partecipare alla vita politica della comunità curda in Svezia. Secondo il suo avvocato l’estradizione è illegale, per questo è presentato un appello alla Corte di giustizia dell’Unione Europea. L’arresto di Bozkurt avviene la settimana precedente a un importante incontro diplomatico tra le autorità di Ankara e quelle di Stoccolma ed Helsinki.

Alla conferenza della Nato, svoltasi a Madrid a fine giugno, la Turchia ha deciso di non porre il veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Allenza Atlantica. Tra le richieste avanzate dal presidente Recep Tayyip Erdogan c’è una lista di 30 nomi che i due paesi scandinavi devono estradare in Turchia. Il colloquio della settimana prossima serve per negoziare quando e chi verrà rinviato ad Ankara. Bozkurt non è uno dei nomi della lista, ma un giovane curdo omosessuale è la personificazione di quello che il Sultano sta combattendo da anni. Tra i nomi fatti dalla Turchia ci sono diversi richiedenti asilo, ma anche persone che hanno già ottenuto i documenti europei. Uno di questi è Okan Kale, cittadino turco che arrivò in Svezia nel 2011. Fece richiesta di asilo politico, che gli fu negato poco mesi dopo. Kale si spostò quindi in Italia e fece una nuova richiesta e gli viene concesso un visto di due anni. Nello stesso periodo in Turchia è condannato per frode bancaria. L’uomo, con i documenti italiani, torna a Stoccolma dove si sposa, ottenendo così residenza e permesso di lavoro. Secondo le autorità scandinave il suo rinvio in Turchia non è stato influenzato dalla richiesta fatta da Ankara all’ultimo summit della Nato. “Normale routine” ha commentato il ministro della Giustizia svedese, Morgan Johansson.

Tra le persone che Stoccolma si rifiuta di estradare, tutte inserite nella lista di richieste turche, ci sono quattro uomini: Mehmet Sirac Bilgin, Aziz Turan, Ragip Zarakolu e Halef Tak. Tutti membri del Pkk, ma che hanno già ottenuto la cittadinanza svedese. Nel mirino di Erdogan non c’è solo la comunità curda, ma anche privati cittadini come Harun Tokak e Bulent Kenes. Entrambi sono accusati di essere parte del movimento Gülen, Feto per il governo di Ankara, che secondo le ricostruzioni dell’esecutivo avrebbero tentato un colpo di stato nell’estate del 2016. Nelle sommosse di quei giorni morirono oltre 2mila persone, Ankara ha classificato come terroristi tutti coloro che avevano avuto contatti con il movimento e incarcerato migliaia di cittadini.

di Cosimo CaridiPubblicato il 21 agosto 2022
Qui l’articolo originalesu “Il Fatto Quotidiano”

No alla pena di morte

30 NOVEMBRE CONTRO LA PENA DI MORTE
Il 30 novembre 1786 Leopoldo II di Toscana promulgò la Riforma Penale che fece del Granducato il primo stato d’Europa e del mondo intero ad eliminare la tortura e la pena capitale. In memoria di questo evento storico il 30 novembre di ogni anno viene celebrata in tutto il mondo la Giornata per la vita, contro la pena di morte. Dal 2002 la Comunità di Sant’Egidio ha cominciato a promuovere l’iniziativa “Cities for life day”, con il supporto delle principali organizzazioni mondiali per i diritti umani, tra cui Amnesty International. L’idea fu quella di illuminare di rosso un monumento in ogni città per stigmatizzare l’ingiustizia della pena capitale.

“Come amministrazione comunale abbiamo aderito senza riserve alla campagna proposta da Comunità Sant’Egidio contro la pena di morte. Ne condividiamo fortemente gli obiettivi e in collaborazione con il Cinema del Carbone ed Amnesty International abbiamo organizzato alcune azioni di sensibilizzazione sulle motivazioni del rifiuto di tale pratica rivolti alla comunità a partire dalle scuole. Nonostante il numero di esecuzioni capitali diminuisca nel mondo, la vittoria contro la pena di morte è ancora lontana. Troppi sono ancora le esecuzioni a partire dagli Stati Uniti, l’Egitto, e la Cina.” afferma l’assessora alla solidarietà internazionale Alessandra Riccadonna.

A Mantova nel 2016 il Comune e il gruppo 79 di Amnesty International aderirono all’iniziativa illuminando di rosso la facciata del Famedio e proiettando il film “Into the abyss” di Werner Herzog presso il Cinema del Carbone. Anche quest’anno il 30 novembre alle ore 17 il Comune di Mantova e il Gruppo 79 celebreranno la Giornata per la vita, contro la pena di morte illuminando di rosso il Palazzo del Podestà, la cui torre in antico fu sede delle prigioni nella piazza che in allora si chiamava piazza delle carceri e il cui sottostante voltone dell’Arengario consente ancora di cogliere gli anelli che servivano per comminare la tortura dei tratti di corda. Nello stesso pomeriggio alle ore 18.00 sarà proiettato presso il Cinema del Carbone il film “Il diritto di opporsi”, con la regia di Destin Daniel Cretton, che narra la storia vera del giovane avvocato Bryan Stevenson e la sua storica battaglia per la giustizia e contro la pena di morte (https://www.warnerbros.it/scheda-film/genere-drammatico/il-diritto-di-opporsi/).
La stessa pellicola sarà a disposizione di alcune classi dell’Istituto superiore Bonomi-Mazzolari nella mattina del 1 dicembre successivo. L’ingresso a tutte le proiezioni sarà libero.

(Testo del comunicato “Cities for Life”)
Mantova per la Pace aderisce all’iniziativa