Non c’è pace senza giustizia

Israele e Palestina davanti alla Porta di Damasco

Non basta più invocare la fine delle violenze, da una parte e dall’altra. Nessuna pace può essere costruita sulla persecuzione di un intero popolo, sull’occupazione militare, gli abusi, le deportazioni, l’apartheid, la continua violazione dei diritti umani. Non si risolve nulla con le bombe su Gaza o, da parte di Hamas, lanciando missili sulla popolazione civile di Israele. Occorre prendere atto che settant’anni di guerre, di violenza e di negazione delle ragioni e del dolore dell’altro hanno aggravato il conflitto, portandolo in un vicolo cieco. Per tanti palestinesi e israeliani è tenuta ancora accesa la speranza di vivere in pace, molti movimenti dal basso (israeliani, palestinesi e israelo-palestinesi) lavorano per promuovere il processo di pace, consapevoli che non c’è e non ci sarà mai pace se non si attiva un percorso di nonviolenza che garantisca parità di diritti e dignità. Non ci sarà pace se non si insisterà sull’educazione, sull’incontro e sulla fraternità. Non si arriverà a nessuna pace finché i diritti di tutti, israeliani e palestinesi, non saranno sostenuti e rispettati. Non c’è e non ci sarà mai pace senza giustizia.

***

Dopo undici giorni di raid israeliani su Gaza e di lanci di missili da parte di Hamas, una fragile tregua ha momentaneamente interrotto la prevedibile e impressionante escalation di violenze che ha coinvolto tutti i territori palestinesi occupati e quelli israeliani, con razzi e bombe che hanno colpito la popolazione civile, ferendo e uccidendo bambini innocenti, ma anche con durissimi scontri e morti in diverse città dove si è bruscamente interrotta la convivenza tra arabi ed ebrei. Purtroppo da anni la irrisolta questione israelo-palestinese è assente dall’agenda internazionale. Anche la questione di Gerusalemme e del futuro della città resta sospesa. Sono questioni che non si risolvono certamente con prove di forza, né con l’imposizione da una parte o dall’altra, ma soltanto con un consenso generale.

Oggi siamo di fronte al risultato tragico di una politica del disprezzo e dell’arroganza portata avanti dalle formazioni estremiste della destra religiosa israeliana. E questo disprezzo è sempre l’anticamera della violenza. Ma se da una parte la destra religiosa ultranazionalista ha gettato benzina sul fuoco, dall’altra ha fatto eco l’ostinata battaglia di Hamas che ha utilizzato strumentalmente la vicenda della Moschea di al Aqsa a Gerusalemme, dove è stato impedito ai palestinesi musulmani di avere accesso ai Luoghi Santi durante il Ramadan e di pregare liberamente. Da entrambe le parti si è utilizzato l’aspetto religioso per contaminarlo con la politica, rendendo ancor più complessa una soluzione. A queste controversie aggiungiamo lo sgombero forzato delle famiglie palestinesi dalle loro case a Sheikh Jarrah (Gerusalemme est), operato dalle forze di sicurezza, che non può essere ridotto ad una controversia immobiliare, ma che rappresenta il frutto della politica di apartheid di Israele.

Tutti questi episodi ci interpellano, come costruttori di pace e di giustizia, e ci spingono ad andare alla radice dei problemi affrontandone la complessità. Come si fa a vivere in pace – è stato giustamente sottolineato – quando vengono confiscate le tue terre, quando la tua casa viene demolita, i coloni moltiplicano illegalmente gli insediamenti e ogni giorno viene eretto, oltre al Muro, un reticolato di divieti di cemento difesi con il mitra spianato? Tutto questo avviene sotto occupazione militare, contro il diritto internazionale. Allora non basta più invocare la fine delle violenze, da una parte e dall’altra. Nessuna pace può essere costruita sulla persecuzione di un intero popolo, sull’occupazione militare, gli abusi, le deportazioni, l’apartheid, la continua violazione dei diritti umani.

Pensare di risolvere la “questione palestinese” con gli espropri forzati, le demolizioni di case e sostituendo la popolazione attuale con nuovi insediamenti ebraici (come a Gerusalemme Est), è quanto di più dannoso e contrario alla costruzione di una pace giusta e alla convivenza tra le due comunità. Siamo convinti che non si risolve nulla con le bombe su Gaza o, da parte di Hamas, lanciando missili sulla popolazione civile di Israele. Occorre prendere atto che settant’anni di guerre, di violenza e di negazione delle ragioni e del dolore dell’altro hanno aggravato il conflitto, portandolo in un vicolo cieco. Per tanti palestinesi e israeliani è tenuta ancora accesa la speranza di vivere in pace, molti movimenti dal basso (israeliani, palestinesi e israelo-palestinesi) lavorano per promuovere il processo di pace, consapevoli che non c’è e non ci sarà mai pace se non si attiva un percorso di nonviolenza che garantisca parità di diritti e dignità. Non ci sarà pace se non si insisterà sull’educazione, sull’incontro e sulla fraternità. Non si arriverà a nessuna pace finché i diritti di tutti, israeliani e palestinesi, non saranno sostenuti e rispettati. Non c’è e non ci sarà mai pace senza giustizia.

Seguono i firmatariPubblicato il 23 maggio 2021
sulla Gazzetta di Mantova
  • Claudio Morselli (Movimento Nonviolento) (Mantova per la Pace)
  • Marco Pirovano (Centro diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro)

Appello a Draghi sul tema ambientale

Draghi

Sulle tematiche ambientali il Piano nazionale di ripresa e resilienza, frettolosamente approvato dal Consiglio dei ministri, non ha introdotto sostanziali modifiche rispetto al programma di lavoro del ministro della Transizione ecologica Cingolani, le cui gravi criticità ci avevano spinto a inviare una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi. Il testo completo della lettera è disponibile su Facebook, all’indirizzo https://www.facebook.com/mantovaperlapace/posts/3956927237686279. Si può sottoscriverla mettendo un like, un commento e/o condividendo il post sul proprio profilo, oppure inviando una mail a mantovaperlapace@gmail.com. Qui di seguito ne proponiamo una sintesi, a conferma del nostro giudizio negativo.

***

Signor Presidente, abbiamo condiviso le Sue affermazioni sulla necessità di proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale. Abbiamo apprezzato l’impegno Suo e del Governo quando ha dichiarato che «vogliamo lasciare un buon pianeta» e che perciò è necessario «cambiare i modelli di crescita, con un approccio nuovo rispetto all’agricoltura, alla salute, all’educazione, alla protezione dei territori, alla biodiversità, al riscaldamento globale….» mettendo al centro la salvaguardia dell’ecosistema globale. Ci preoccupa però la mancanza di volontà nel tradurre queste affermazioni in un progetto politico fatto di priorità e provvedimenti coerenti. Le riforme, per essere efficaci, devono intervenire sull’impianto economico-finanziario che alimenta la crisi climatica, devono rispondere al dramma della povertà e delle disuguaglianze sociali, di cui Lei stesso ha riconosciuto l’aggravamento.

Ma tutto questo nel programma di lavoro del ministro della Transizione ecologica Cingolani non c’è, così come non ci sono riferimenti alla necessità di riconciliarci con gli habitat naturali e con il vivente, alla riduzione dei consumi energetici e alla modifica dei nostri stili di vita. La prospettata conferma dei sussidi per le fonti fossili, l’enfasi su due tecnologie attualmente inconsistenti (il sequestro di carbonio e la fusione nucleare), l’incremento delle aree per l’estrazione di idrocarburi, rischiano inoltre di vanificare i progetti di decarbonizzazione.

Ci preoccupa, infine, l’ulteriore, ennesimo, aumento delle spese militari che si vorrebbe realizzare tramite i fondi del Recovery Plan, per sostenere la già fiorente industria bellica italiana, che farà incrementare, ancor di più, le esportazioni di armi. Questo è un vero e proprio scandalo, così lo ha definito papa Francesco a Pasqua: «La pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo – ed è scandaloso– non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari».

Le chiediamo quindi di ripensare ad azioni coerenti per la realizzazione di un’effettiva transizione, o per meglio dire una “conversione” ecologica. Vogliamo che i fondi del Next Generation EU favoriscano un’economia inclusiva e sostenibile, un’economia della Pace. Molte proposte sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono state avanzate dall’Associazione Laudato si’, dalla Società della cura con il Recovery PlanET, da Fridays For Future, Greenpeace, Legambiente e altre associazioni ambientaliste, oltre che dalla Rete Italiana Pace e Disarmo. Ripartire dalla “normalità” del passato non basta più, il futuro nostro e dei nostri figli ci chiede urgentemente un deciso cambiamento di rotta.

Seguono i firmatariPubblicato il 1 maggio 2021
sulla Gazzetta di Mantova
  • Claudio Morselli (Mantova per la Pace)
  • Sofia Pasotto (Fridays For Future Mantova)
  • Marco Pirovano (Centro diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, Mantova)

La farfalla gialla volerà sempre sopra i fili spinati

Migranti e migrazioni

Il caso dei migranti della rotta balcanica.

Esprimiamo stupore e incredulità per quanto è successo la mattina del 23 febbraio, a Trieste, con l’irruzione della polizia nell’abitazione privata di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, dell’associazione Linea d’Ombra, il sequestro dei telefoni personali, dei computer, dei libri contabili dell’associazione e la loro incriminazione per concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Siamo indignati e sconcertati. Gian Andrea e Lorena sono due coniugi anziani impegnati da anni, con la loro associazione, a donare un po’ di cura e umanità a uomini, donne e bambini che dalla rotta balcanica, arrivano a Trieste disperati, stremati, affamati, coi piedi rotti dal gelo e da migliaia di chilometri di marce forzate, dopo aver subito ogni genere di violenza e maltrattamenti dalle polizie di frontiera. Un pasto caldo, una coperta, un paio di scarpe, lavare i piedi, lenire le ferite, un sorriso… Sono stati trattati come due criminali. Si criminalizza la solidarietà.

Sulla rotta balcanica si sta consumando l’ennesima tragedia umanitaria dei nostri tempi. Persone bisognose di aiuto e che avrebbero il diritto a una vita dignitosa sono tutte disumanamente e illegalmente bloccate e respinte, compresi i richiedenti asilo e i minori non accompagnati. Sono vite di scarto, non-persone senza dignità né diritti. Una vergogna di cui sono responsabili l’Europa e tutte le Istituzioni nazionali coinvolte, Italia compresa.

Nell’esprimere la nostra piena solidarietà a Gian Andrea, a Lorena e all’associazione Linea d’Ombra, chiediamo che sia fatta rapidamente luce su questa brutta vicenda, che ricorda quella in cui è stato coinvolto l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, accusato di tutte le nefandezze possibili e immaginabili, e poi pian piano prosciolto praticamente da tutte le accuse. Ma il danno ormai era fatto.

Abbiamo aderito all’iniziativa “Un ponte di corpi” – promossa da Lorena Fornasir – che si è tenuta il 6 marzo, un ponte simbolico di corpi di donne e uomini che ha unito piazze e confini per chiedere una reale accoglienza e l’apertura delle frontiere. Un grido contro le violenze e i respingimenti di cui sono vittime ogni giorno donne e uomini della rotta balcanica che tentano di raggiungere un luogo in cui poter vivere con dignità.

Una farfalla gialla volerà sempre sopra i fili spinati.

Seguono i sottoscrittoriPubblicato il 16 marzo 2021
sulla Gazzetta di Mantova
  • Centro Pastorale Sociale e del Lavoro di Mantova
  • Associazione “Solidarietà educativa” Pegognaga
  • Comunità Laudato Si’ di Viadana e Marcaria
  • Gruppo in silenzio per la Pace
  • Refuges Welcome Italia
  • Mantova per la Pace Rete di associazioni, cittadine e cittadini

Sottoscrivono anche:

  • Enrico Alberini
  • Angelo Baccolo
  • Veronica Barini
  • Matteo Bassoli
  • Maria Luisa Cagia
  • Andrea Catalfamo
  • Fiorenza Cavicchioli
  • Mirco Dei Cas
  • Don Roberto Fiorini
  • Francesco Galli
  • Renato Gandolfi
  • Corrado Giamboni
  • Caterina Gucciardo
  • Alessia Mazali
  • Sara Merola
  • Alessandro Monicelli
  • Claudio Morselli
  • Silvana Natali
  • Donata Negrini
  • Claudia Pancera
  • Maria Luisa Paroni
  • Anna Patuzzi
  • Don Matteo Pinotti
  • Marco Pirovano
  • Paolo Portioli
  • Franco Reggiani
  • Azzolino Ronconi
  • Ezio Settembri
  • Cristina Tarchini