La manipolazione dell’informazione

“LA MANIPOLAZIONE DELL’INFORMAZIONE SULLA GUERRA”

14 APRILE, ORE 20.45, SALA DELLE CAPRIATE MANTOVA

La rete di associazioni e cittadini che aderiscono a Mantova per la pace, in collaborazione con il Centro Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, hanno promosso un incontro per comprendere che attraverso una manipolazione dell’informazione ci viene presentata la guerra e l’uso delle armi come unica scelta praticabile per dirimere i conflitti. Oggi è la guerra che appare a molti come legittima e razionale, mentre la pace deve trovare adeguate giustificazioni. Ma dietro ogni guerra si muovono interessi inconfessabili che spingono ad una corsa al riarmo in tutto il mondo. Anche l’Italia deve arrivare al 2% del PIL, a scapito delle spese sociali, sanitarie e per la cura dell’ambiente.
Per comprendere il tema al centro dell’incontro, interverranno due testimoni: Gianni Alioti, che appartiene al movimento per la pace e che si è occupato di riconversione delle industrie belliche, Massimo Alberizzi, che proviene dal mondo del giornalismo come ex inviato di guerra. Alioti ci parlerà del complesso militare industriale che sta dietro ogni guerra, mentre Alberizzi presenterà la “Lettera aperta degli ex corrispondenti di guerra contro la propaganda dei media”. La serata verrà moderata da Sandro Mortari della Gazzetta di Mantova.
Con questa iniziativa, Mantova per la Pace e la Diocesi di Mantova intendono rilanciare la proposta di 50 premi Nobel che ancor prima dello scoppio della guerra in Ucraina hanno chiesto di ridurre le spese militari “per far fronte alle istanze più pressanti dell’umanità: pandemie, cambiamenti climatici e povertà estrema”. Inoltre proprio 60 anni fa, l’11 aprile 1963, veniva pubblicata l’enciclica Pacem in Terris quando il mondo era ad un passo dal conflitto nucleare. In essa si sanciva che, nell’era dell’atomica, la guerra era diventata uno strumento impraticabile, controproducente, irrazionale e, dunque, da eliminare. Tutto questo ci rende consapevoli che bisogna fermare al più presto l’escalation a cui stiamo assistendo: oggi come allora il futuro stesso dell’umanità passa per la strada della pace.

Riprendiamoci il Comune

Perché una campagna e due leggi d’iniziativa popolare

Le molteplici crisi di questo modello economico e sociale rendono evidente l’insostenibilità di una società regolata dal mercato e finalizzata al profitto individuale.
Un nuovo modello ecologico, sociale e relazionale è possibile a partire dalle comunità territoriali e dalla democrazia di prossimità che permette la partecipazione diretta delle persone alle decisioni sulle scelte fondamentali che le coinvolgono.
Ecco perché nasce la campagna Riprendiamoci il Comune. Nel suo doppio significato di riappropriarci, sottraendolo al mercato e alle privatizzazioni, di tutto quello che ci appartiene e di restituire un ruolo pubblico, sociale, ecologico e relazionale ai Comuni, luoghi della democrazia di prossimità.
Riprendiamoci il Comune vuol dire affrontare i nodi che oggi impediscono ai Comuni di svolgere la propria funzione e alle comunità territoriali di autogovernarsi: la finanza locale e il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti.

LA PRIMA PROPOSTA
La prima proposta di legge si prefigge una profonda riforma della finanza locale, sostituendo al pareggio di bilancio finanziario il pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere, eliminando tutte le norme che oggi impediscono l’assunzione del personale, reinternalizzando i servizi pubblici a partire dall’acqua, difendendo suolo, territorio, beni comuni e patrimonio pubblico e dando alle comunità territoriali strumenti di autogoverno partecipativo.

LA SECONDA PROPOSTA
La seconda proposta di legge si prefigge la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, trasformandola in ente di diritto pubblico decentrato territorialmente e mettendo a disposizione dei Comuni e delle comunità territoriali le ingentissime risorse del risparmio postale (280mld) come forma di finanziamento a tasso agevolato per gli investimenti dei Comuni decisi attraverso percorsi di partecipazione della comunità territoriale.


Oltre che nei punti di raccolta potete anche

FIRMARE ON LINE, COSÌ:

  1. Andare su https://raccoltafirme.cloud/app/
  2. In alto ci sono le due proposte di legge. Per firmare la prima clicca su “(apri per firmare)” e poi “Voglio firmare”
  3. Inserisci i dati richiesti dalla piattaforma. Controlla che l’indirizzo email sia corretto e poi clicca “Invia”
  4. Ricevuta la mail di conferma clicca il link che contiene e procedi alla firma con SPID, firma digitale elettronica o sistema TrustPRO

Identica procedura per la seconda proposta.

Una risposta doverosa: “Perché mi chiede di pagare 1,5 euro a firma?”

La piattaforma pubblica di raccolta firme su referendum e iniziative popolari non è ancora pronta. Quindi, come altri promotori di referendum o leggi dal basso, gli organizzatori si sono rivolti ad un operatore privato (itAgile) che si fa pagare per le operazioni tecniche. A lui e solo a lui va il contributo richiesto.

Sparatutto

Sparare ad un animale in un’area protetta o in città è possibile perché “non costituisce attività venatoria”.

La legge è la n° 197 del 29 dicembre 2022, la “Legge di bilancio”, l’articolo è l’1 e i commi i n° 447 e 448.

In questi ultimi mesi è stato lanciato il più grande attacco di un Governo e di una trasversale maggioranza parlamentare nei confronti della fauna selvatica. A cominciare dall’approvazione dell’emendamento “caccia selvaggia” che consente la caccia in città e nei parchi per tutto l’anno e contro qualsiasi specie, per proseguire con l’approvazione al Senato dell’ordine del giorno che chiede il passaggio delle competenze sulla fauna selvatica dal Ministero dell’ambiente al Ministero dell’agricoltura, e le proposte per la caccia già a sedici anni, la riapertura della caccia ai lupi, l’uccisione degli orsi, non passa giorno senza che ci sia un nuovo attacco agli animali selvatici, non c’è più distinzione, specie protette e non protette sono oramai a rischio.