Ambiente

C’è una fotografia incredibile che si chiama “Pale blue dot” (Pallido puntino azzurro).
È stata scattata il 14 febbraio 1990 e si vede, su uno sfondo scuro e sgranato, una riga rossastra un po’ più chiara con un puntino azzurro grande meno di un pixel. Nient’altro, solo un pixel in uno spazio vuoto.

Quello che rende speciale questa foto sono l’autore ed il luogo dello scatto. L’autore è la sonda Voyager1, il luogo dello scatto è oltre l’orbita di Plutone, dopo un viaggio di 6 miliardi di chilometri. Il puntino azzurro è la Terra, ritratta esattamente per quello che è: un puntino azzurro in un oceano vuoto.
E noi, che ci definiamo “homo sapiens”, stiamo rendendo inabitabile l’unico posto che abbiamo.
Dell’inquinamento si parla già da 60 anni: la “Primavera silenziosa” (“Silent Spring” di Rachel Carson) è del 1962.
Da poco tempo anche sui media si è cominciato a parlare di cambiamento climatico: ma gli addetti ai lavori lo proclamavano da ben prima, “in mezzo ad un assordante silenzio”.

In tutto questo l’aspetto peggiore è che non stiamo facendo niente di veramente concreto per risolvere i problemi.
Conoscete il racconto (attribuito Noam Chomsky) della rana e dell’acqua calda?
“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.”

E noi? Vogliamo fare la fine della rana??