C’era una volta, tanto tempo fa, nel 2015, un accordino lontano lontano: si chiamava “Accordo di Parigi sul clima”…
Sembra l’inizio di una favola, e il rischio molto, troppo, concreto è che resti davvero tale.
In poche parole: l’accordo di Parigi del 2015, dieci anni fa, non poi così tanti, impegnava i paesi sottoscrittori a mantenere “l’aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali” e a proseguire “l’azione volta a limitare tale aumento a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali” (Articolo 2 comma 1 punto a).
Il 10 gennaio di quest’anno il “Global Climate Highlights 2024” di Copernicus, un ente creato dall’ESA per dare all’Unione Europea lo stato attuale dell’ambiente tramite rilevazioni satellitari, ha accertato che l’anno scorso siamo arrivati a +1,6 °C rispetto ai livelli preindustriali: il grado e mezzo è stato superato e stiamo viaggiando senza rallentare verso il superamento dei 2 gradi.
La fine della favola si avvicina, resta la domanda: e dopo?
Una risposta certa non c’è, ma le prospettive sono preoccupanti da tutti i punti di vista: si va dal “semplice” riscaldamento delle acque, con “semplici” conseguenze, anche molto pesanti, sulle comunità biologiche marine, al catastrofico scioglimento degli idrati di metano con l’esplosione della sesta estinzione di massa nella storia della vita sulla Terra.