I nostri dispositivi elettrici ed elettronici contengono elementi provenienti da parti del mondo remote, miniere altamente inquinanti e discariche a cielo aperto: un flusso senza fine che si inceppa quando il presente diventa passato e non resta che un rifiuto.
Se dal punto di vista normativo l’Europa è corsa ai ripari con un regolamento ad hoc sulle materie prime strategiche e con target stringenti sulla raccolta dei rifiuti che le contengono, dal punto di vista pratico l’approvvigionamento delle terre rare è ancora tutta da strutturare. E lo è anche il recupero.
A fare la differenza sarà la capacità di ciascun Paese di ricorrere al riuso e al riciclo. Per questo occorre una raccolta capillare dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), di tutti quei dispositivi da collegare all’elettricità o supportati da pile e batterie di cui ci si vuole disfare.
Nel 2010, il mondo ha generato 34 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. Da allora ogni anno questa quantità è aumentata di una media di 2,3 milioni di tonnellate, fino a raggiungere nel 2022 quota 62 milioni di tonnellate di RAEE, 7,8 kg pro capite. E si stima che nel 2030 i RAEE arriveranno a 82 milioni di tonnellate., di cui solo il 22,3% è stato correttamente raccolto e riciclato in modo ecocompatibile, mentre 14 milioni di tonnellate sono finiti direttamente in discarica.
“Il tasso di raccolta e riciclo dei rifiuti elettronici a livello globale non riesce a tenere il passo con la crescita dei rifiuti stessi. L’aumento della produzione di rifiuti elettronici è quindi superiore all’aumento del riciclo formale di quasi 5 volte”, si legge nel rapporto Global E-waste Monitor 2024.
L’illegalità oggi fa ancora da padrona, infatti il report rivela che 800 milioni di tonnellate di RAEE viene esportato illecitamente verso paesi con redditi bassi.
Nel 2022 l’Europa si è posizionata al primo posto per la raccolta, con il 42,8% : una percentuale ancora inferiore alla metà dei rifiuti prodotti da ciascun abitante, e bisogna ricordare anche che per alcune materie prime critiche l’UE dipende da un unico paese. Le terre rare arrivano al 100% alla Cina, il boro per il 98% dalla Turchia e il platino per il 71% dal Sud Africa.
Il caso italiano non è dissimile dal trend mondiale. A raccogliere ed analizzare i dati ufficiali relativi a tutta la filiera dei RAEE in Italia, è il Centro di coordinamento RAEE, un ente privato supervisionato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e dal ministero delle Imprese e del Made in Italy.
I dati ufficiali sulla raccolta dei rifiuti elettronici in Italia, relativi al 2023, fissano la raccolta nazionale complessiva a 349.345 tonnellate, 5,92 kg. per abitante, con un calo del 3,1% rispetto all’anno precedente. All’appello mancano circa 35 punti percentuali per raggiungere gli obiettivi europei, tanto che a Bruxelles è stata aperta a luglio di quest’anno una procedura di infrazione nei confronti di vari Paesi, incluso il nostro. Una buona notizia arriva dagli impianti: recuperare le materie prime critiche è possibile grazie a tecnologie avanzate, presenti anche in Italia, con percentuali che sfiorano il 95%.