Ha un nome straniero, difficile da pronunciare: Gulfstream Caew. Eppure ci dovrebbe essere familiare: vola sopra le nostre teste nei cieli di mezza Italia. Ogni giorno per acquisire dati di navi, aerei, veicoli. Insomma, in tutto e per tutto, un aereo spia. Dicono gli esperti, con gli occhi lucidi dall’emozione, che è il mezzo militare più avanzato del mondo, con sofisticatissima tecnologia israeliana. Sono due esemplari per il controllo del nostro Paese (per ora solo di una parte, ma vedrete… rimedieremo!). Ha sei schermi su cui arrivano tutti i dati raccolti; è in grado di captare tutte le frequenze di radar e di radio. Un vero gioiello, dice orgoglioso il mondo militare. Ma, a mio parere, ha due difetti enormi: il primo che è stato acquistato in un’ottica bellica, il secondo che, ciascuno, costa “appena” 450 milioni. L’Italia ne possiede, al momento, solo due, ma già pare che l’idea sia di comprarne altri otto. Il che significa mettere a bilancio la bella somma di 4 miliardi. Davvero una pura follia per un Paese stremato dagli effetti economici di una terribile pandemia e con un debito pubblico da sempre enorme. E poi con quale finalità? E chi spinge per questo ingente investimento? Gli Usa, la Nato, la grande industria militare? Penso che tutti coloro che credono in una società più giusta e che metta l’uomo sempre al primo posto, debbano opporsi a questo acquisto folle e inutile. Questi 4 miliardi spendiamoli per la sanità, per la scuola, per la ricerca. O per aiutare chi non ce la fa (e sono milioni). E parlando di aerei-spia: ma francamente chi dobbiamo spiare ogni giorno? Chi sono i nostri nemici? Se vogliamo la pace, come ci indica fermamente l’articolo 11 della nostra Costituzione, dobbiamo preparare la pace, non la guerra. E quei meravigliosi gioielli, che volano ogni giorno sulle nostre teste, non sono certamente strumenti di Pace.
Di Franco Reggiani | Pubblicato il 30 dicembre 2020 |
sulla Gazzetta di Mantova |